Cresciuta in una famiglia antifascista - due suoi zii erano stati condannati dal Tribunale speciale - nella primavera 1944 entrò a far parte della 62.a brigata Camicie rosse Garibaldi e per tutta lʼestate operò nella valle dellʼIdice.
In ottobre, con lʼavvicinarsi della linea dei fronte, la brigata fu divisa in due gruppi.
Uno si diresse a sud per congiungersi con le truppe alleate; lʼaltro andò a nord per raggiungere Bologna e partecipare a quella che si riteneva lʼimminente insurrezione popolare.
Fece parte del secondo gruppo che giunse dimezzato a Bologna perché, lungo la marcia di avvicinamento, ebbe numerosi scontri a Castel S. Pietro Terme e Castenaso.
Fu aggregata al distaccamento della 7.a brigata GAP Gianni Garibaldi acquartierato nella sede dellʼex macello comunale a porta Lame.
Il 7.11.1944, quando i tedeschi circondarono la base e iniziò la battaglia, fu inviata in perlustrazione con Rina Pezzoli, per raccogliere informazioni sullo schieramento attaccante e riferire.
Una volta giunte in piazza Umberto I (oggi piazza dei Martiri) furono catturate dai tedeschi e rinchiuse nel cortile del Seminario
di via dei Mille, dal quale, prima di sera, riuscirono a fuggire.
Nei giorni seguenti fu impiegata nellʼinfermeria clandestina in via Amedeo dʼAosta 77 (oggi via Andrea Costa), e successivamente aggregata alla 7.a brigata GAP Gianni Garibaldi per i collegamenti con il Comando unico militare Emilia Romagna.
Riconosciuta partigiana, con il grado di capitano, dallʼ1.10.1943 alla Liberazione.
Le è stata conferita la medaglia dʼargento al valor militare con la seguente motivazione:
«Giovane e ardita partigiana dei Gruppi dʼAzione impugnava le armi contro lʼoppressore nazifascista partecipando valorosamente ad un duro combattimento di retroguardia.
Incaricata di recapitare al Comando Alleato un importante documento della massima riservatezza, con virile decisione e coraggio, abbatteva a colpi di pistola due sentinelle tedesche che cercavano sbarrarle il passo e proseguiva imperterrita fino al compimento
della delicata e rischiosa missione.
Non paga di tanto ardire dava ancora prova di indomito spirito combattivo durante un ciclo di sanguinose azioni da lei sostenute con
le formazioni di montagna contro preponderanti forze nemiche.
Nelle giornate della riscossa restava in prima linea a fianco dei valorosi compagni che ridettero la libertà al Capoluogo della Regione.
Mirabile esempio di non comune audacia e di sprezzo del pericolo».
Casoni di Romagna, 25 settembre 1944 - Monterenzio, Palmona, 1- 10 ottobre 1944 - Bologna (Ospedale Maggiore) - Porta
Lame, 7 novembre 1944.